- Capitolo I -
Continua il discorso del Precettore al Fanciullo.
Come nell'articolo precedente alterno lo scritto originale con un riscrivere usando un linguaggio più consono ai Nostri tempi.
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Adunque, quanto quelle di grandezza e quasi di peso vincono queste, tanto queste in numero et in ispessezza avanzano quelle: e potre'ti, s'egli stesse bene di farlo, nominare di molti, i quali, essendo per altro di poca stima, sono stati, e tuttavia sono, apprezzati assai per cagion della loro piacevole e graziosa maniera solamente; dalla quale aiutati e sollevati, sono pervenuti ad altissimi gradi, lasciandosi lunghissimo spazio adietro coloro che erano dotati di quelle più nobili e più chiare virtù che io ho dette; e, come i piacevoli modi e gentili hanno forza di eccitare la benivolenza di coloro co' quali noi viviamo, così per lo contrario i zotichi e rozzi incitano altrui ad odio et a disprezzo di noi.
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Il Saggio spiega al fanciullo continuando dal paragrafo precedente che anche se si posseggono grandi virtù non si può fare a meno dell’educazione e della gentilezza nel proprio atteggiamento verso gli altri.
Entrambe le doti umane devono essere sviluppate e una volta avanza una ed un’altra volta l’altra, dipende dall’occasione e mai sottovalutare i modi gentili e graziosi, infatti ci sono stati molti che hanno avuto successo nella vita solo grazie ad essi e lasciandosi dietro persone anche di intelligenza e spessore maggiore ma solo non capaci di ingraziarsi nessuno per modi non molto gentili e affabili.
Conclude quindi che la forza dei modi gentili e piacevoli verso gli altri hanno l’ottima proprietà di predisporre benevolmente chiunque nei confronti di chi li attua e quindi saranno sempre ricercati e benvoluti al contrario dei zoticoni e rozzi di modi che attireranno sopra di loro sempre disprezzo se non addirittura odio.
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Per la qual cosa, quantunque niuna pena abbiano ordinata le leggi alla
spiacevolezza et alla rozzezza de' costumi sì come a quel peccato che loro è paruto leggieri, e certo egli non è grave, noi veggiamo nondimeno che la natura istessa ce ne castiga con aspra disciplina, privandoci per questa cagione del consorzio e della benivolenza degli uomini: e certo, come i peccati gravi più nuocono, così questo leggieri più noia o noia almeno più spesso; e, sì come gli uomini temono le fiere salvatiche e di alcuni piccioli animali, come le zanzare sono e le mosche, niuno timore hanno, e non di meno, per la continua noia che eglino ricevono da–lloro, più spesso si ramaricano di questi che di quelli non fanno, così adiviene che il più delle persone odia altrettanto gli spiacevoli uomini et i rincrescevoli quanto i malvagi, o più.
Per la qual cosa niuno può dubitare che a chiunque si dispone di vivere non per le solitudini o ne' romitorii, ma nelle città e tra gli uomini, non sia utilissima cosa il sapere essere ne' suoi costumi e nelle sue maniere grazioso e piacevole; sanza che le altre virtù hanno mestiero di più arredi, i quali mancando, esse nulla o poco adoperano; dove questa, sanza altro patrimonio, è ricca e possente, sì come quella che consiste in parole et in atti solamente.
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Il precettore continua nel discorso al giovane allievo che la mancanza di questi modi gentili ed educati anche se non sono stati prescritti da nessuna legge e che essere rozzi non è considerato un vero e proprio peccato, ciò nonostante quasi come fosse la natura umana stessa a discriminare questi individui rozzi e villani, infatti li priva dell’amicizia e della benevolenza di tutti quelli che li circondano.
Ci sono delle gravi azioni che gravemente si ripercuotono su chi li subisce e quindi molto temute ma anche piccole ma continue piccole azioni negative alla fine portano a noia e conseguentemente l'allontanarsi del prossimo.
E a questo punto il Maestro porta l’esempio delle belve che sono temute dagli uomini per la loro manifesta pericolosità e quindi tenute alla larga, ma anche dei piccoli animali come le mosche e le zanzare anche se non proprio temute forse di più disprezzate ed odiate per il loro continuo fastidio, onde non pensare solo alle grandi azioni ma anche alle piccole che rendono una persona migliore per se stessi e per gli altri.
Quindi tutti quelli che decidono di non vivere da eremiti o nei pubblici dormitori ai limiti della società civile, devono per forza di cosa imparare l’educazione e le buone maniere per essere sempre accettati benevolmente da chiunque e anche quando mancano le grandi virtù comunque sono una modo formidabile per essere accettati e ammirati dagli altri nella società.
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Fine primo capitolo
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