NON VOGLIO PIÙ ESSERE UN UOMO QUALUNQUE...

Si vola nella quiete serale di un tramonto vermiglio, all'orizzonte.

Per fuggire l'empietà dei cuori degli uomini, nasce così un desiderio di nobiltà.

Il bisogno d'elevarsi da quanto d'impuro contamina l'anima.

Così risplenda, la nostra luce davanti agli uomini, in modo che vedano le

nostre opere buone e diano gloria ai padri nostri.

Ma cosa resta dei nobili diventati più piccoli di qualunque altra nazione, oggi umiliati per tutta la terra a causa dei propri peccati.

Ora non hanno più né principe, né guida né capo, né offerte, né miti, né onori, né fasto, né luogo per presentare i loro meriti e trovare grazia.

Nel buio i nostri avi a testa bassa stendono il telo, umiliati e tristi perché vinti.

Ma quante volte da bambini siamo noi caduti e i nostri padri ci hanno risollevato spolverandoci la polvere.

Un atto dovuto in loro onore è "nullum magistratum contra morem

maiorum".

E' vero la nobiltà è stata battuta, ma non si spogli delle sue vesti, volontariamente, la nobiltà è primariamente un atto di fede nei confronti di nostro Signore Gesù Cristo; in questo non sarà mai vinta.

Nessuno le toglierebbe la vita, se andasse ancora a genio a certi uomini, non sarebbe se stessa, ma come foglia che lo spirito del secolo disperde, trasportandola qua e la dove esso vuole.

Se la virtù nobiliare non supererà quella dei nuovi sans-culottes e degli anticristiani, non vi sarà per essa alcun regno.

Un oblio che i loro nemici hanno desiderato, ma siamo più che convinti che: se salissimo in cielo, là ci sarebbe bisogno di nobiltà.

Se scendessimo negli inferi, avremmo fame di essa; se usassimo le nostre ali verso l'orizzonte e abitassimo all'estremità del mare, anche là ci condurrà la nobiltà e ci guiderà la sua destra.

Marius Narracci