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domenica 8 marzo 2015

LA BADESSA BETLEMME

Storia di una Nobile Badessa di Santa Maria di Porta Somma in Benevento dell'anno 1100 descritta dal suo nipote Don Bruno Di Biccari.

Dalle pergamene del Monastero di S. Pietro a Benevento, si apprende che Gerardo, (secondo figlio di Eriberto e fratello di Giordano Gran Conte di Ariano) è Conte di Greci, Signore di Savignano e Ferrara di Savignano, è un nobile normanno molto importante a Benevento.

Una figlia di nome Betlemme è monaca al Monastero di Santa Maria di Porta Somma in Benevento nel 1121. Nonostante la sua giovane età, Betlemme è molto stimata dalle monache, anche per la sua raffinata educazione e il suo atteggiamento distinto.

Nella primavera del 1121, la badessa Lavinia, sentendosi vicino alla morte, chiamò al capezzale tutta la comunità e raccomandò di eleggere, dopo la sua morte, Betlemme figlia di Gerardo, conte di Greci.

La raccomandazione della morente aveva lo scopo di evitare discordie che avrebbero provocato gravi conseguenze nella vita religiosa.

La vecchia badessa Lavinia passò al Signore e l’elezione di Betlemme fu confermata dall'Arcivescovo Roffredo II che dall'Abate Batchis del Monastero dei Benedettini di S. Modesto.

Pochi giorni dopo l’elezione l’Arcivescovo giunse al Monastero e consacrò la nuova Badessa in presenza dell’abate Giovanni di S. Sofia e dell’Abate Ratchis, nonché dello stesso cronista Falco, un Notaio e giudice della città, e molti altri, le furono date, come era costume, le insegne del suo grado: l’anello, la croce pettorale e il pastorale, che erano anche simboli del suo potere di “comando” sulla comunità monastica, ma anche sui rustici che dipendevano da lei e sugli ecclesiastici che l’avrebbero “servita”.

 Erano presenti anche gli abati Giovanni III il Grammatico e Rachisio. (cfr. Falcone di Benevento, Chronicon Beneventanum, 1121.1.10 p.60.)

(La nostra Badessa era imparentata con gli Altavilla, in quanto il padre, il conte Gerardo di Greci, di cui Errico Cuozzo è riuscito a ricostruire l’ascendenza maschile, era figlio di Erberto, conte di Ariano, figlio di Gerardo di Buonalbergo la di lui Zia Alberada era andata in sposa a Roberto d’Altavilla.

Per la discendenza del conte Gerardo di Greci si veda il celebre saggio di E. Jamison, The Abbess Bethlem of S. Maria di Porta Somma and the Barons of the Terra Beneventana, in Oxford Essays in Medieval History, presented to Herbert Edward Salter, Oxford 1934, pp. 33-67.

La studiosa inglese, basandosi sull’analisi di un gruppo di “chartae” indedite da lei rinvenute agli inizi degli anni Trenta del Novecento nell'Archivio Comunale di Benevento, ha evidenziato i saldi rapporti del monastero beneventano di S. Maria di Porta di Somma con alcune famiglie della feudalità normanna del Beneventano, in modo particolare con quella della badessa Betlemme, esponente della famiglia comitale di Ariano.

La Jamison ha così dato precocemente un notevole contributo ad un tema, quello del rapporto tra casati nobiliari e monasteri, che è ora di portata europea.).

La neobadessa entrò in carica il 4 aprile 1121. Stando ai documenti morì tra il 1175 e il 1188. Una cinquantina d’anni di direzione giovarono molto alla sua comunità.

Era una donna di grande capacità. Il conte Gerardo morì probabilmente pochi anni dopo la elezione della figlia.

Gli anni coperti dalla Badessa Betlemme e da quelle che le succedettero fino al 1266 furono tra i più importanti per la storia della città di Benevento e per le sue relazioni con i normanni e gli svevi del Regno di Sicilia.

In tutta questa storia, iniziata con Gerardo di Buonalbergo, si nota come la coesione familiare fosse un dato costante nella vita di tutta la famiglia.

Ne sono prova gli eccellenti rapporti con la badessa Betlemme, ma anche la stretta collaborazione di tutti i membri della famiglia nell’amministrazione del feudo e nel curare gli interessi di tutti.

Dopo la sconfitta dei normanni ad opera degli Svevi nel 1274 la contea di Ariano viene spezzettata, i Conti di Greci, Savignano e Ferrara di Savignano perdono il titolo pur conservando alte cariche nell'amministrazione e la proprietà dei loro feudi.

La chiesetta si trovava nel piccolo Castello di Ferrara di Savignano a quasi novecento metri d'altitudine.

Don Bruno di Biccari

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